Manglobe, “al servizio del pubblico”
Michiko e Hatchin è il terzo anime di Manglobe, studio d’animazione di spicco fondato nell’ormai non troppo vicino 2002. La Manglobe, i cui fondatori sono Shinichiro Kobayashi e Takashi Kochiyama ma a cui si associa quasi altrettanto spesso anche il nome di Shinichiro “Cowboy Bebop” Watanabe, ha da allora realizzato tre serie (Samurai Champloo, Ergo Proxy e Michiko e Hatchin), apparentemente anche molto diverse, ma in realtà estremamente simili sotto il profilo degli intenti. Manglobe fa un tipo di animazione che, spregiativamente e in senso lato, si potrebbe definire di fan service o dal vacuo contenuto. I suoi anime, che siano ambientati in un periodo Edo che si muove a ritmo di hip-hop o in un distopico futuro che trasuda ad ogni istante (superflua) filosofia, puntano tutto su un’estetica estrema e decisa, fatta di personaggi carismatici e atmosfere altrettanto affascinanti, sebbene entrambi modellati su vecchi e (ab)usati calchi, e non ambiscono per nulla ad avere qualche potente contenuto “d‘Autore” sotto tanto sfolgorio.
Michiko & Hatchin’
"Qualcuno verrà a portarmi via.
Questo è quello che ho sempre desiderato.
E la mattina del 17 marzo quella persona venne davvero"
Questo è il desiderio di Hatchin, un’orfana che non ne può più della sua famiglia adottiva di ipocriti religiosi presso la quale è tenuta malamente in virtù di un assegno versato dallo stato. Michiko, galeotta dal fisico mozzafiato, è evasa da un carcere di massima sicurezza in cui era stata rinchiusa dodici anni prima; il suo obiettivo è rivedere Hiroshi Morenos, suo unico e primo amore e la cui figlia è appunto Hatchin ( che riportare indietro la bambina sia un buon biglietto da visita per ritrovarsi dodici anni dopo? ). Se pensate che finora non ci sia niente di tanto eccezionale in questa ricerca del vecchio amante, ecco ciò che la rende folle: Hiroshi è stata dichiarato morto in un incidente avvenuto al tempo dell’incarcerazione di Michiko, e nemmeno i suoi più stretti amici o nemici hanno avuto più sue tracce.
Aggiungete alla ricerca di questo misterioso uomo con cui Michiko ha un conto in sospeso, Atsuko Jackson, l’avvenente poliziotta sua amica d’infanzia che l’ha sbattuta in prigione, e che l’amico fraterno di Hiroshi, tale Satoshi Batista giunto ora a capo di una grossa organizzazione criminale, non nutre alcuna simpatia per Michiko la quale pure spera di trovare proprio presso di lui le maggiori informazioni, se non Hiroshi stesso.
Regolamento di conti
La serie si compone di 22 episodi, ripartiti in vari e piccoli cicli narrativi pieni adrenalina e che non vi lasceranno sbadigliare nella tarantiniana ricerca di Hiroshi Morenos. Il leit-motiv che è sotteso tanto all’azione generale quanto alla maggiorparte dei mini-cicli narrativi è un regolamento di conti col passato: senza svelarvi troppi particolari diciamo solo che l’uso del flashback è molto frequente e che il grande filo che lega tutti i personaggi e li muove nel più delle loro azioni sono dei conti in sospeso, quasi essi fossero dei fantasmi riemersi dal passato con l’evasione di Michiko, realmente riemersa dal carcere, e avessero scelto questo momento per chiudere gli affari che li mantenevano legati al mondo.
Stilisticamente Tarantino è il maggiore referente di quest’opera ( viene anche citato il suo Le Iene, v. screen ) in cui l’azione esagerata la fa da padrone - talvolta sembra di trovarsi in un videogioco, ma Kill Bill non era da meno - e i personaggi sono parenti stretti de La Sposa e Jules Winnfield. Certamente psicologie da due soldi e a due dimensioni (esclusa quella del misterioso Hiroshi ? Ma compare talmente poco!) in aiuto delle quali sono stati forse previsti pure i frequentissimi cambi di abbigliamento (e, va sottolineato, questo è il primo cartone che ci capita di vedere dove i personaggi cambino di abito in modo “realistico”), ma che, proprio come nel migliore Tarantino, riescono comunque ad interessare, a svagare e soddisfare lo spettatore mentre sgranocchia una patatina o beve una coca-cola. Le ultime lodi dobbiamo tirarle giù parlando dell’atmosfera, perfetto mix tra le ambientazioni anni ‘80 stile GTA Vice City, le anacronistiche suggestioni da hyppie che deve aver infuso Watanabe e i ritmi latini provenienti dai luoghi in cui si svolgono le vicende.
Edizione DvD
I diritti per la distribuzione italiana di M&H, come forse già saprete, sono stati accaparrati dalla Dynit a tempo record, circa quando era in trasmissione sulle tv giapponesi l’episodio 10 ( di 22 ), e subito girati a Mtv i diritti per la trasmissione tv, attualmente giunta all’11° episodio. Riguardo la pubblicazione in dvd è stata fatta una scelta particolare: proporre il primo episodio in dvd singolo al prezzo budget di 4,99 euro e i restanti 21 episodi in 7 dvd contenenti 3 episodi ciascuno e dal costo di 14,99 euro l‘uno: prezzo complessivo 110,00 euro, del tutto in linea col mercato. Riguardo ai contenuti speciali abbiamo finora avuto occasione di analizzare solo il primo disco.
Questo, dalla cui confezione molto bella e decisamente in tono collo stile dell’opera, offre:
5 mini cartoline, sul retro delle quali ci sono descrizioni e dei personaggi e di altre curiosità dell’anime; alcuni adesivi; 5 trailer tra quelli italiani e giapponesi e le sigle, di apertura e chiusura italiane e giapponese, senza crediti.
In aggiunta, il che è forse il contenuto più ghiotto almeno tra quelli audiovisivi, un’intervista alle doppiatrici giapponesi di una decina di minuti circa. Per ultimo, segnalando che riguardo la qualità video non c’è niente da eccepire, due parole sulle tracce audio. Buone le voci scelte per Michiko e Hatchin, anche se l’utilizzo dei sottotitoli per gustarsi la voce originale di Michiko è una scelta che dovrebbero considerare non solo i puristi, rimandiamo invece ad una nostra news chi, ignaro della querelle svoltasi, si stupirà di trovare solamente una traccia audio in 2.0 DD.